giovedì 8 agosto 2013

WOLVERINE - L'IMMORTALE (per fortuna)

Fortunatamente possiamo lasciarci alle spalle il tremendo "X-MEN ORIGINS: WOLVERINE" di qualche anno fa e andare avanti (e occhio agli spoiler!)...

Nella foto, un Logan depresso dopo la visione di "X-Men Origins: Wolverine"











Questo nuovo adattamento 'Loganiano' è sicuramente di tutt'altra fattura rispetto al precedente:

qui siamo di fronte a un film che può piacere o meno, ma che ha un senso, ha un inizio, una fine e svariate cose nel mezzo. Già questo lo eleva di fronte alle ultime due uscite sugli X-Men (il già citato e terribile "Origins" e il mediocre e contraddittorio "First Class") e cominciamo a tornare sui passi della trilogia, anche se siamo più vicini al terzo e meno riuscito capitolo di Brett Ratner piuttosto che ai fasti delle prime due pietre miliari di Bryan Singer.
Partiamo dai lati negativi, che purtroppo non mancano...


Wolverine - L'Immortale ha almeno due problemi di fondo.

Il primo è che si svolge in un mondo post "X-Men: Conflitto Finale", cioè in un mondo in cui esiste una 'cura' per i mutanti, quindi la 'minaccia' di togliere il potere mutante a Logan non ha tutto il peso che avrebbe dovuto avere, non essendo una novità o comunque qualcosa di unico. E questo è un problema concettuale.

Sopra: il sig. Problema Concettuale.



Il secondo problema è di realizzazione: si ha l'idea che le cose vadano in un certo modo perché bisogna arrivare alla scena successiva. Manca qualcosa, per tutta la durata del film. In ogni scena manca qualcosa, in ogni situazione manca qualcosa, alla fine del film ci si rende conto che manca qualcosa. Non è nulla di irreparabile, né inficia la fruizione del film: semplicemente non c'è quell'elemento che rende memorabile l'esperienza, quel non-so-che di autoriale che rendeva perfetti i primi due X-Men.


In compenso si esagera sul fronte personaggi: ce ne sono troppi e talvolta sprecati. Viper non si capisce chi sia né perché sia in mezzo alla faccenda: un potenziale buon personaggio sacrificato nel carnaio, quando un qualunque umano con le sue specializzazioni sarebbe bastato.

Lo stesso Yashida è un personaggio con grande potenziale -o meglio: il rapporto tra lui e Wolverine lo è- che sembra sottoutilizzato. Si capisce il perché agisca in un certo modo, ma manca forse della giusta drammaticità.
Personalmente, credo sarebbe stato più saggio approfondire il loro rapporto nel segmento della Seconda Guerra Mondiale: aggiungere un 'viaggio della speranza' affrontato insieme, in cui Logan aiuta il giovane e ferito Yashida a tornare alla civiltà, alla famiglia, agli amici. Viaggio in cui veniamo a conoscenza delle motivazioni di Yashida e di Logan, in cui i due stringono una sorta di amicizia: tutto questo avrebbe reso molto più drammatico il confronto moderno tra i due e il prezzo -per Wolverine- della realizzazione di un sogno -di Yashida-.


Resta comunque un buon film, che si guarda volentieri, con belle caratterizzazioni, ottime atmosfere, scene ben costruite e comunque un buon plot.
A differenza di "L'Uomo D'Acciaio" di Zack Snyder, in cui mancava totalmente il senso della direzione, qui il regista James Mangold sa esattamente dove andare a parare e con mano ferma dirige e muove tutte le pedine nel modo giusto. La sensazione è che le mancanze maggiori ci siano state in fase di sceneggiatura, perché nella messa in scena siamo a livelli ottimi, con scene d'azione sapientemente dosate a segmenti più tranquilli, ma mai noiosi.
Hugh Jackman come sempre non interpreta Wolverine, ma E' Wolverine. Carisma, intensità, presenza scenica ed esperienza sono dalla sua.
In tutta onestà, non so come faranno quando non sarà più in grado di interpretare il personaggio: l'erede avrà vita dura...



Alla fine dei conti, poteva essere meglio, ma poteva essere molto peggio, visti i precedenti.

Un buon film, ben recitato, con un regista che sa dove andare e una storia coinvolgente.

Dopo i due superflui Origins e First Class ci si riavvicina al solco della trilogia originale: se vogliamo tracciare una linea mediana (con i due primi X-Men ai livelli più alti, poi a scendere con il terzo e a toccare il fondo con i due prequel, per risalire con questo Wolverine), in prospettiva il prossimo "Days of Future Past" nasce sotto i migliori auspici, con il ritorno di Singer che -dopo essere stato il primo regista a dare dignità al cinefumetto in tempi moderni- speriamo abbia con sé il 'fattore di guarigione' e possa restituire una salute di ferro ad una saga dal grande potenziale spesso non sfruttato.


In poche parole: ottimo film d'azione, bei personaggi, ben diretto. Manca qualcosa ma si perdona volentieri. Ci si riavvicina a quando i film sugli X-Men erano 'fighi'.

Inutile confronto con gli ultimi film visti: non è quel meraviglioso mostro di "Pacific Rim", ma per fortuna non è quella tremenda palla di "L'Uomo D'Acciaio".

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